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Analisi musicale - La sonata di Scarlatti e la forma-sonata classica

Analisi delle forme

La sonata

La sonata di D.Scarlatti

Il termine sonata si affermò sin dall'inizio del '600 per indicare una composizione con chiara destinazione strumentale, in contrapposizione a ciò che precedentemente veniva scritto per ensemble vocali, anche accompagnati.

Durante la metà del secolo la sonata era identificata più precisamente come "sonata a tre", da camera o da chiesa (a seconda della destinazione e quindi anche degli strumenti adottati): la prima assunse, vista la chiara destinazione "profana" i connotati della suite strumentale, con i relativi movimenti di danza; mentre la seconda divenne, ad opera di Torelli, la forma da cui derivò il concerto grosso.

La sonata strumentale della sonata che anticipa quella ben più matura della forma-sonata classica del periodo classico fu però codificata da Domenico Scarlatti, come composizione bi-partita, prevalentemente monotematica, che si sviluppava quasi sempre in un unico movimento (non sono rari però i casi di sonate a 2 o 3 movimenti).

La novità formale della sonata scarlattiana è forse il percorso armonico che viene compiuto all'interno dello svolgimento : un tema iniziale esposto all'inizio della prima veniva condotto nel tono della dominante, in conclusione della prima sezione, per poi ritornare (nella seconda parte) alla tonica di partenza. Quando, nelle sonate più tardive, iniziò a comparire anche un secondo motivo tematico, solo accennato, ecco che la stretta parentela con la più matura forma-sonata si delineò chiaramente.

La forma-sonata

La forma sonata, come evoluzione delle esperienze scarlattiane, fu codificata nel periodo classico da F.J.Haydn. Parlando di forma sonata bisogna necessariamente estendere il discorso staccandosi dalla destinazione strumentale come avveniva ai tempi di D.Scarlatti : la forma-sonata indica infatti un'architettura musicale che venne applicata tanto alle composizioni per strumento solista (vedi cembalo), tanto a quelle per ensemble orchestrali (come il quartetto, il concerto, ecc...).

Lo schema della forma sonata si sviluppa infatti nell'ambito di un movimento, che appare solitamente come il primo di una serie di 3 (o di 4) nelle sonate cembalistiche, per forte-piano o per pianoforte (secondo il periodo), nel quale il compositore riversa la maggior parte del suo genio e del suo impegno. Tale forma venne anche ripresa, come detto, nei concerti per strumento solista e pianoforte, e nella musica cameristica (come il quartetto).

Gli elementi cardine di un movimento di forma-sonata sono il bitematismo e la suddivisione in tre sezioni. I due temi servono a generare un contrasto, e sono quindi spesso per loro natura diversi in ritmo, caratterizzazione e andamento; compaiono inoltre in tonalità contrastanti : nel caso di primo tema in tono maggiore avremo il secondo alla dominante (non mancano le eccezioni), mentre se la tonalità della sonata è minore il secondo tema sarà al relativo maggiore (o più raramente alla dominante minore).

Questo contrasto, che ha portato la terminologia comune alla definizione un po' forzata di "tema maschile", per indicare il primo, che solitamente ha carattere ritmato, brillante e tinte dimaniche forti, in contrapposizione al secondo "femminile", di natura più intimistica e cantabile. La definizione è ormai superata anche dai fatti: in molte delle sonate di Mozart questa distinzione non appare proprio, pur permanendo la differenziazione di due temi tra loro diversi.

I due temi vengono proposti nella prima delle tre sezioni, denominata "esposizione". Essi sono generalmente esposti con periodi regolari di 8 battute, e sono collegati tra loro da una sezione, il ponte modulante, che svolge appunto il ruolo di portare il discorso armonico dal tono di partenza a quello del secondo tema. Esposto il secondo tema è frequente trovare una coda conclusiva che serve ad affermare il nuovo tono raggiunto; a volte la coda sfrutta tutto o in parte materiale già visto, sia esso del primo o del secondo tema, o anche del ponte modulante.

Conclusasi l'esposizione inizia la sezione centrale, dello sviluppo, nella quale il compositore mette il suo genio al servizio dell'elaborazione di ciò che è stato presentato precedentemente. Tutti gli elementi ritenuti interessanti e passibili di ulteriore analisi e approfondimento vengono riproposti, confrontati, sviluppati proprio come avviene nello svolgimento di un tema letterario. Caratteristica di questa sezione sono le modulazioni ai toni lontani, spesso mediante l'uso di progressioni armoniche che hanno come base gli elementi tematici di base. Lo sviluppo può anche non contemplare l'elaborazione di uno dei due temi principali, sostituito magari da tratti del ponte modulante, poiché ritenuto più degno di nota dal compositore stesso.

La sezione dello sviluppo si conclude con la riaffermazione del tono di partenza e la riproposizione del primo tema iniziale. Inizia qui l'ultima parte della forma-sonata, ossia la "ripresa". Nella ripresa viene sostanzialmente rivisto quanto proposto nell'esposizione ma il ponte modulante ha solo funzione di raccordo in quanto anche il secondo tema, riproposto, appare ora nel tono di partenza.

I contrasti armonici e le tensioni che si erano amplificate nella sezione centrale dello sviluppo vengono ora attenuati e il tutto conduce senza modulazioni importanti attraverso la riesposizione, come detto, dei due temi, fino a giungere alla coda (che può anche non esserci) con funzione conclusiva.

Questo modello formale rappresenta la forma sonata-tipo ma va da sé che nella lunga storia di successo di questo schema molte siano le varianti applicate via via dai vari compositori. E' possibile ad esempio che uno dei due temi si componga a sua volta di due idee melodiche, come è possibile talune sezioni vengano ampliate o dilatate a piacere.

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