Si definiscono ritmici tutti i fenomeni che si ripetono uguali e costanti nel tempo : il ripetersi delle stagioni, del ciclo giorno/notte, il battito cardiaco, ecc...
All'interno dei fenomeni ritmici distinguiamo i parametri di fase, periodo e frequenza : dato un fenomeno ritmico, la fase costituisce il più piccolo ciclo elementare completo, il periodo indica la durata della fase mentre con il termine frequenza si indica il numero di fasi complete che si ripetono in un'unità di tempo prestabilita.
All'interno di ogni fase si distinguono due momenti, quello dell'"arsi" e della "tesi". La storia di questi due vocaboli risale alla metrica della poesia greca antica, dove costituivano rispettivamente il momento debole e forte dei cosiddetti piedi delle strofe. Arsi era considerato il debole in quanto corrispondeva al piede "levato", mentre tesi corrispondeva alla posizione "forte" del piede appoggiato per terra.
Durante il trapasso dalla poesia greca a quella latina, avvenuto nel corso del primo millennio d.c. e durante l'era medievale, il rapporto arsi/tesi fu rovesciato, attribuendo quindi il significato rispettivamente di forte per arsi e di debole per tesi.
Con l'evoluzione della trattatistica, musicale in particolare, avvenuta a partire dal secolo XVI ad opera di Zarlino ed altri suoi contemporanei, il rapporto arsi/tesi fu nuovamente ripristinato nei significati dell'antichità greca, quindi arsi=debole e tesi=forte.
Per fornire quindi una esemplificazione pratica, prendendo come modello di studio il battito cardiaco, possiamo affermare che la fase indica il movimento di contrazione e successivo rilascio, il periodo misura la durata di questa fase, la frequenza indica il numero di pulsazioni nell'intervallo di tempo considerato. All'interno della fase, il movimento della "tesi" (forte) corrisponde al movimento di contrazione e pompaggio, mentre quello dell'"arsi" indica quello debole di rilascio muscolare.
Applicate alla dottrina musicale, queste teorie indicano che all'interno delle battute, che sono considerate le fasi, vi sono movimenti forti (il primo) e deboli (che possono essere ad esempio il secondo e il terzo nelle battute a ritmo ternario).
Strumento scientifico per lo studio dei fenomeni ritmici è convenzionalmente identificato dal pendolo semplice.
Il pendolo semplice, costituito da un corpo qualsiasi attaccato all'estremità di un filo inestensibile di massa trascurabile, fu osservato e studiato per la prima volta da Galileo Galilei, che ne codificò il comportamento mediante alcune leggi. Egli infatti osservò le oscillazioni pendolari sono regolate dall'interazione della forza di gravità e da quella di inerzia, e che:
I. Le oscillazioni di un pendolo sono isocrone, ossia mantengono lo stesso periodo indipendentemente dalla loro ampiezza.
II. Il periodo non dipende dalla massa, dalla forma e dal materiale del peso ma...
III. Il periodo dipende dalla lunghezza del pendolo, con il quale è in rapporto di proporzione diretta al quadrato. Ossia se assumiamo che un pendolo dato, di lunghezza 2 metri, impieghi 4 secondi per compiere una fase (durata del periodo), lo stesso impiegherà 3 secondi se il filo è lungo 9 metri.
Basato sulle leggi dell'oscillazioni pendolari descritte sopra, il metronomo è uno strumento composto da un pendolo rovesciato, con estremità inferiore fissata e peso (chiamato lente) nella parte superiore di un'asta metallica, di massa trascurabile.
Inventato convenzionalmente nel 1816 da Johann Maelzel, l'impiego di strumenti analoghi era già stato anticipato fin dal 1689 ad opera del francese Loulié e dall'olandese Winckel nel 1813.
Il peso è fissato all'asticciola metallica e può essere posizionato a varie tacche sulla sua lunghezza in modo da allungare ed accorciare a piacere il complesso pendolare, aumentandone e riducendone quindi il periodo di oscillazione.