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Psicofisiologia musicale

La psicofisiologia musicale

Nell'ambito del biennio di II livello di perfezionamento ho avuto la fortuna di conoscere la disciplina della psicofisiologia musicale grazie ai Prof. Federica Righini e Riccardo Zadra, autori del celebre libro "Maestro di te stesso", spesso adottato nei conservatori come testo di riferimento per questa materia, del quale è possibile leggere ulteriori informazioni qui.
Tale disciplina è stata rivelatrice per moltissimi versi, nell'approccio tecnico allo strumento.
Riporto di seguito un estratto di una tesi dal titolo "FISIOLOGIA APPLICATA ALLA TECNICA PIANISTICA", compilata con la collaborazione della Prof.sa Righini, che risulta ben esplicativa.

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Fisiologia applicata alla tecnica pianistica

Con il termine "tecnica pianistica" definiamo oggi un insieme di argomenti molto esteso, che spaziano dall’aspetto motorio delle azioni necessarie affinché dalla pressione di un tasto dello strumento si generi il suono, alla più generale accezione di “bravura interpretativa” del pianista, poiché l’elemento sonoro è lo scopo ultimo anche della “meccanica” dell’esecuzione.

Un primo assunto universalmente accettato nello sviluppo della tecnica pianistica, intesa come abilità manuale allo strumento, è che essa si acquisisce negli anni di studio attraverso un lungo percorso di difficoltà meccaniche che via via la nostra mano (nell’accezione più ampia sarebbe meglio dire il nostro corpo) supera in modo sequenziale.

Il percorso di sviluppo tecnico si snoda mediante lo studio di repertorio strumentale adeguato alle difficoltà che il pianista è in grado di affrontare, portandolo dai primi passi alle difficoltà più impegnative della letteratura dello strumento.

Se da un lato però su questo punto si può concordare, è altrettanto innegabile che sul tema di come superare i vari passaggi che il repertorio via via impone, vi siano idee ed approcci assai differenti.

Nella mia esperienza personale mi sono imbattuto in ideologie che puntano in prevalenza solo su uno, o su alcuni aspetti necessari alla crescita tecnica del musicista: da quelle che relegano il tutto ad una mera questione di ripetizioni, a quelle che tentano di risolvere i passaggi più impegnativi tramite diteggiature “fantasiose”, a quelle che prediligono uno schema personale di esercizi tecnici, o infine a quelle che si fidano solo dell’orecchio e del risultato sonoro senza preoccuparsi della gestualità necessaria per raggiungere un certo risultato.

Consapevole del fatto che i massimi risultati nell’evoluzione pianistica e musicale si raggiungono solo come somma di questi e di tanti altri elementi, che vanno certamente al di là dell’aspetto meccanico, in questo approfondimento verrà posta l’attenzione sulla “fisiologia” applicata alla tecnica pianistica.

Fisiologia viene qui intesa come “via” che rispetti il proprio corpo, le potenzialità fisiche e meccaniche che lo stesso ci mette a disposizione, senza che pratiche errate interferiscano con il risultato finale: le risorse che la natura ci mette a disposizione devono essere punti di forza e non di debolezza nel conseguimento degli obiettivi tecnici.

Nonostante vari secoli di storia che la tecnica e la didattica del pianoforte vantano, l’aspetto fisiologico dell’esecuzione musicale, nella preparazione degli esecutori, è ancora oggi una disciplina poco approfondita, specie nel nostro paese.

Obiettivi

La strada fisiologica della tecnica pianistica si pone come obiettivi principali i seguenti aspetti:

1) L’ampliamento delle possibilità tecniche alla tastiera.
Osservando la performance di un grande artista, o di un grande sportivo, sarà subito palese che egli compie gesti apparentemente irrealizzabili da altri, e che li effettua senza apparente sforzo. Una gestualità che sia in armonia con il proprio corpo e con le leggi che lo governano porta senz’altro ad uno sviluppo massimale delle potenzialità “meccaniche”.

2) Miglioramento del rapporto tempo di studio/risultati.
Spesso viene indicata come via per il miglioramento alla tastiera la ripetizione mnemonica di passaggi tecnici non ancora risolti. Questo metodo ha senz’altro una base teorica fondatissima e corretta, ma porta con sé anche altri aspetti negativi, poiché se è vero che la ripetizione è alla base dell’apprendimento, è altrettanto vero che se nella reiterazione stessa vengono effettuati movimenti non corretti, il nostro cervello li memorizzerà creando punti di riferimento erronei che non consentiranno di arrivare al risultato desiderato, e che saranno poi ben difficili da eliminare.
Ciò pone subito il problema dello studio consapevole: la coscienza nell’apprendimento è uno degli elementi fondamentali per il progresso, poiché implica una relazione di scambio tra i segnali che il nostro corpo ci manda, le strategie che vengono messe in atto per superare le difficoltà, e quindi i risultati ottenuti.
Se al nostro corpo viene posta attenzione consapevole durante lo studio, esso ci indicherà se la strada che si sta percorrendo è corretta e fisiologica, e inoltre, mediante segnali di disagio, se è il caso di cambiare indirizzo, migliorando in ultima analisi i tempi di apprendimento.

3) Eliminazione dei blocchi posturali nocivi.
Se le abitudini di studio sono state reiterate per molti anni senza prestare attenzione consapevole al proprio corpo, è possibile che si siano instaurati blocchi posturali o consuetudini motorie alla lunga sabotanti; non solo per il raggiungimento dei propri obiettivi tecnici e musicali, ma anche per il benessere più generale, causando le cosiddette “malattie professionali” alle quali i musicisti, proprio perché svolgono un mestiere fisicamente ripetitivo, vanno spesso incontro.

4) Miglioramento dello stato di benessere allo strumento.
Suonare il pianoforte è un’espressione artistica della propria personalità, e deve pertanto risultare una pratica piacevole: tale godimento contribuisce al benessere psicofisico del musicista. Se viene meno il piacere di sedere allo strumento a causa del malessere fisico generato da una pratica non razionale, si vanifica uno degli effetti positivi più forti che il suonare ha sulla psiche del musicista.

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Il testo completo della tesi è disponibile su richiesta.